Come creare un brand sostenibile
Gaia Segattini ci racconta cosa sta alla base di un brand sostenibile, su quali valori si fonda e quali scenari si prospettano per il futuro del settore
Gaia Segattini (@gaia_segattini) è stilista, divulgatrice dell’imprenditoria sostenibile, creativa indipendente, comunicatrice digitale, guru del mondo craft e punto di riferimento per una nuova generazione di artigianato tessile made in Italy. Nel 2019 ha fondato Gaia Segattini Knotwear e nel 2021 è stata la prima creativa a girare un corso in italiano per Domestika.
Grazie alla sua esperienza nel campo ci regala un punto di vista consapevole sul mondo della moda sostenibile e dell’imprenditorialità, analizzandone i fondamenti e lanciando uno sguardo al futuro. Abbiamo chiesto proprio a lei di parlarci di questo: di cosa si nutre un brand che mette la sostenibilità al centro delle proprie operazioni, di quali competenze e conoscenze sono necessarie e di quali sviluppi ci saranno nei prossimi anni.

Di cosa si nutre quotidianamente un brand sostenibile?
Un brand sostenibile parla a una doppia community, quella a monte composta da fornitori, collaboratori e partner commerciali e quella dei clienti a valle, persone con cui si lavora e si parla, che si conoscono e si influenzano tra loro. Un network coerente dove tutti i partecipanti condividono e comunicano gli stessi valori di sostenibilità, alimentato da rapporti lavorativi di valore e dal rispetto e valorizzazione della manodopera.
Il processo produttivo stesso gioca un ruolo fondamentale. Il modello attuale va rivisto e la catena di approvvigionamento va ribaltata: la creatività si adatta al filato disponibile, non viceversa. In questo modo lo spreco viene limitato, perché si parte proprio dalla disponibilità della materia prima: un po’ come il concetto della massaia che prima di fare la spesa guarda cosa ha già in frigorifero. Creatività, intuizione e ricerca fanno il resto.
Ovviamente la materia prima deve essere di grande qualità - filati di giacenza di produzioni italiane, cotone rigenerato, lana shetland, merinos, mohair alpaca tra i filati utilizzati da Gaia ed il suo team, interamente lavorati in italia, nelle Marche - cosí come il packaging stesso, le etichette e i complementi che devono parlare la stessa lingua di sostenibilità e di Made in Italy.
Tutto questo è possibile grazie ad una filiera molto corta dove il brand parla direttamente al consumatore finale senza intermediari e filtri di distribuzione e riesce così a raccontare direttamente le tempistiche, a spiegare gli aumenti di prezzi e le scelte.

Su cosa si fonda un brand sostenibile?
Conoscenza - Nell’accezione meno scolastica del termine, si tratta di conoscenza del passato e delle sue influenze. Sapersi mettere nei panni degli altri, capire le loro scelte, far tesoro dell’esperienza di lavoro con tante realtà diverse. Conoscenza è avere dimestichezza con il prodotto e sapere a quale pubblico ci si rivolge, ma è anche saper filtrare cosa abbiamo visto funzionare e cosa non vogliamo vedere mai più. Interessarsi alle persone che vivono una vita diversa dalla nostra e che hanno una storia da raccontare.
Competenza - L'improvvisazione distrugge l'esecuzione delle idee. Il processo di apprendimento deve essere continuo e una solida base di conoscenza del mestiere deve essere continuamente nutrita da stimoli esterni e da contaminazioni. “Conosco l’industria nella quale lavoro ed il prodotto. Ho lavorato per anni anche sul mio stesso processo creativo” dice e continua “sono una stylist mancata, traggo ispirazione da video musicali contemporanei ma anche più vecchi per capire lo stile prima ancora che i prodotti. Mi piace vedere come si vestono gli adolescenti di ogni periodo per capire cosa sta succedendo. E poi guardo le persone anziane, molto libere di mescolare l’abbigliamento di quando avevano 20 anni - perchè quello durava - con cose moderne”.
Responsabilità - “Non mi interessava creare una linea creativa. Mi interessava sviluppare un modello imprenditoriale - se non di confronto - di esempio, alternativo e di impatto. Cambiare le cose partendo dai dettagli e far pensare altri imprenditori” ci racconta Gaia. La responsabilità passa anche dall’essere un esempio pratico, perchè le persone devono vedere e provare le cose concretamente: “se ho una maglia che scalda e dura 10 anni, questa cosa la capisco sulla mia pelle”.
Rete - Tra i quattro pilastri, questo è quello più importante, perchè permette il confronto, la crescita, il dibattito e dà vita a sinergie commerciali. Dietro ad ogni business ci sono le persone umane, ci sono vite diverse, ci sono clienti veri. Nelle parole di Gaia: “Per me è essenziale buttarsi nel mondo, altrimenti avremo prodotti sostenibili ma non calati nelle strade. E io voglio stare in mezzo alla strada!”.

Imprenditoria al femminile: consigli per iniziare da zero
Se stai muovendo i primi passi nel mondo dell’imprenditoria sostenibile, Gaia consiglia di partire dal tuo sistema di contatti.
“Fai rete con persone competenti e parla direttamente con i produttori e con la manodopera. Avvicinati e esplora una realtà produttiva del tuo territorio. Non rimanere chiusa in una stanza a disegnare, vai a vedere sotto casa e nella regione che realtà - anche microscopiche - ci sono gia’, pensa a come potreste esservi utili reciprocamente e come unire le forze”.
Inoltre, Gaia dice che per cominciare la propria avventura di business, ed essere sicuri di partire con il giusto piede verso un processo sostenibile, è fondamentale trovare un prodotto di cui ci sia veramente bisogno e il pubblico reale a cui venderlo: non c’è niente di più insostenibile di un prodotto sostenibile che non si vende.
Gaia conosce molto bene il mondo digitale e l’impatto che questo può avere sul successo di un nuovo marchio, perciò ti suggerisce di concentrarti sulla comunicazione digitale.

Qual è il futuro della moda sostenibile?
“Non è più tempo di creare prodotti che non servono e fare l’ennesima linea sostenibile di basici geometrici! Il futuro sarà trovare una nicchia di mercato in cui manca un tipo di prodotto e fare una ricerca sul perchè manca e quindi risolvere una domanda del mercato”.
Il trend dell’aggiustare quello che abbiamo già nell’armadio, del farlo durare il più possibile e di valorizzare questi capi con nuovi accessori sarà sempre più forte. Questo è proprio quello che puoi imparare nel corso online di Gaia, intitolato “Tecniche di refashion per un guardaroba sostenibile”, esplorando le tecniche base per dare una seconda vita a capi inutilizzati.
Un’ultima domanda…qual è il tuo sogno nel cassetto?
"Un negozio tipo Fiorucci (che adoro) in cui siano ospitati prodotti di artigiani in linea dal punto di vista estetico e che dialogano con i grandi brand, magari in una capsule collection e invitare Boy George che fa il DJ set. Un concept store con un corner di diretti artigiani selezionati con una direzione artistica e un gusto estetico coerente per dare visibilità a brand invisibili che parlano alla loro bolla. La sinergia con i grandi brand aiuterebbe a quel punto a far diventare le nicchie invisibili più glamour... Che sogno!”
Se vuoi approfondire il tema del refashion e rendere il tuo guardaroba più sostenibile, puoi iscriverti al corso online di Gaia Segattini, “Tecniche di refashion per un guardaroba sostenibile”.
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