Giuliano Montaldo - Quattro Volte Vent'anni
Giuliano Montaldo - Quattro Volte Vent'anni
by Marco Spagnoli @marco_spagnoli
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IL FILM
La vita e la carriera di Giuliano Montaldo, uno straordinario cineasta italiano che ha anche svolto in qualità di Presidente di Raicinema un importante ruolo istituzionale. È il ritratto di un regista e un intellettuale, e al tempo stesso di una figura elegante che ha fatto del cinema la sua passione, come pure un personalissimo strumento di ricerca sul piano civile.
Montaldo inizia come attore e poi, grazie soprattutto alla complicità dell’amico di una vita, Gillo Pontecorvo, esordisce alla regia nel 1962 con Tiro al Piccione. Il seguito sarà una lista di titoli indimenticabili come Sacco e Vanzetti, L’Agnese va a morire, Giordano Bruno, Il giocattolo, la serie televisiva Marco Polo e più di recente I demoni di San Pietroburgo e L’industriale.
Giuliano Montaldo. Quattro volte vent’anni segue un percorso narrativo intimo del cineasta alla scoperta delle sue qualità artistiche e delle sue esperienze personali. Di questo inimitabile “cineasta e gentiluomo” genovese, lo spettatore potrà godere delle immagini dai set, dei materiali d’archivio insieme a documenti e meravigliose foto private.
MONTALDO SECONDO MONTALDO
ESTRATTI DAL FILM
Roma
La Roma che ho conosciuto io è una Roma dove in una serata potevi incontrarvi tutta la gente del cinema. Perché andavi a piazza del Popolo e trovavi Lizzani, Petri, De Santis, Pirro e altri. Poi, se ti trasferivi in un ristorante in via della Croce, trovavi Age, Scarpelli, Benvenuti, De Bernardi, c’era Scola e poi c’era naturalmente Monicelli. Poi, andavi in via Veneto e potevi incontrare un gruppo più... ristretto: Fellini e i suoi collaboratori, Flaiano.
Il primo impatto con Roma non è stato facile per me. Mentre scendo via Nomentana, vedo un ragazzino, avrà avuto cinque o sei anni, con un triciclo che sta andando giù. Per la strada c’erano delle buche e istintivamente, con la mia voce - allora con una dizione assolutamente cispadana - gli dico: “Bambino, attento, c’è una buca”. Lui si volta e mi fa: “Ahò, fatte li cazzi tua”. Capii che, insomma, dovevo essere molto prudente a Roma.
Federico Fellini
Pochi giorni dopo che ero a Roma un po’ più stabile, mi chiamarono per fare delle letture dei condannati a morte della Resistenza e c’era la Masina che leggeva. Io, confesso, ero molto emozionato e in sala c’era un signore che si chiamava Fellini. Quando è finita la nostra lettura, lui mi viene incontro, abbraccia la sua sposa, la sua Giulietta e poi mi dice: “Giulianino bello, fatti vedere, perché mi piaci come attore”. “Io, guardi, non vorrei fare l’attore, maestro, io vorrei tanto fare l’aiuto regista”. E lui mi fa: “Ma davvero? Allora vieni, vieni Giulianino, vieni alla Vasca Navale che sto preparando un film”. Subito, il giorno dopo sono alla Vasca Navale e gli aiuti, in attesa di essere giudicati, erano circa 18. Allora io, dignitosamente, me ne vado.
Lo incontro in un’altra occasione circa un anno dopo. Era il tempo in cui Federico faceva un film all’anno, circa. Dice: “Giulianino bello, io non ti ho visto...”. “Io son venuto...”. “Ma vieni alla Vides, fatti vedere alla Vides la prossima settimana”. Vado alla Vides e stavolta erano anche di più, una stanza piena. E dignitosamente, me ne vado.
Passa un po’ di tempo, lo incontro a via Veneto insieme al mitico Flaiano, mi vede e noto finalmente un leggero imbarazzo. Mi dice: “Ma Giulianino...”. “No, maestro, mi scusi, oggi, proprio oggi, ho firmato un contratto. Nella prima clausola è scritto ‘Lei si impegna a non fare l’aiuto regista con Federico Fellini’ e io ho firmato, mi dispiace”. Essendo un uomo molto spiritoso, mi ha preso e abbiamo fatto due giri di valzer sul marciapiede di Via Veneto.
Joan Baez
Avevo il copione in inglese e in italiano di Sacco e Vanzetti ed ero partito per l’America. Incontro per caso a New York Furio Colombo, e gli dico: “Mah, io sto sperando di poter incontrare la Baez”. “La vedo stasera”. “Come?”. “La vedo stasera – mi dice Colombo - a casa sua”. “Ma non ci credo! Io volevo darle il copione di un film con la musica di Ennio Morricone”. “Dammelo”. Colpo di scena. L’indomani mattina in albergo ricevo una telefonata della Baez che mi dice: “Sono pronta”. Io, una cosa così, non immaginavo nemmeno che potesse accadere.
Odio per l’intolleranza
Credo che l’intolleranza sia veramente il male più brutto perché crea non solo violenza, crea distacchi, odi, guerre, omicidi, dolore... e tanto disprezzo.
Simone Signoret e Ingrid Thulin per Agnese va a morire
Quando mi venne in mente che si poteva realizzare L'Agnese va a morire, tratto dal romanzo di Renata Viganò, pensavo ostinatamente ad un'attrice che fosse trainante ma nello stesso tempo di peso come cast. Pensavo a Simone Signoret. Andai quindi con slancio a Parigi per parlarle di questo personaggio, Agnese.
Arrivato a Parigi, lei non c’era. Mi dicono che era in Normandia, nella sua casa di campagna. Sono andato: lei, seduta su una poltrona, faticosamente si alza e mi viene incontro.
“Sono venuto a parlarti di Agnese. L’Agnese va a morire”. E lei mi dice: “Grande romanzo. Bel personaggio, lo conosco. Conosco il libro, ti ringrazio, ma arrivi troppo tardi. Sto male, sto morendo”.
Potete immaginare il mio stato d’animo, la mia disperazione, la mia angoscia in quel momento. Infatti, arrivato a Roma, ho comunicato ai miei collaboratori: “Credo che il film non si faccia più”.
Però Solinas, sceneggiatore magnifico e amico, mi dice: “Ma non ti paralizzare, c’è una grande attrice che vive a Roma ormai, Ingrid Thulin”.
Ingrid Thulin? Come, una bella donna? L'Agnese è una contadina delle Valli, ma... “Ti prego, valla a trovare”.
Quando arrivai, era estate, era a bordo piscina, bella come il sole. Ma ormai ero col copione, e non potevo dire “Scusi, ho sbagliato”. Certo, immaginavo che eravamo lontani dall’idea che fosse Agnese. Il giorno dopo mi chiamò dicendo: “Io sono Agnese, torni a trovarmi”.
Andai a trovarla, era spettinata, struccata... e mi disse: “Io andavo in bicicletta con mio padre a pescare dei grandi salmoni. Li portavamo sulle spalle in bicicletta. Guardi le mie mani, guardi i miei piedi. Io sono Agnese”.
Mi chiese solo: “Però voglio stare un mese insieme alle donne delle Valli dove è ambientato il film”.
Marco Polo
È stata un’esperienza straordinaria, incredibile. Abbiamo girato in tre continenti. Ma ti rendi conto?
Dato che in ogni episodio venivano cambiati i costumi, attrezzatura, addirittura selle, cavalli, finimenti, scarpe, parrucche… - perché ogni episodio cambiava mondo, per arrivare al mondo dei mongoli -, avevamo portato la sartoria appresso.
Il problema è: come dici a un mongolo “Te devi spoglià’”?.
Finalmente uno accetta. Quando è vestito da guerriero di Kublai Khan, si guarda alla specchio... - gli avevano messo anche un po’ di pelo in faccia - ... si guarda e fa un soprassalto. Io ero lì e temevo la sua reazione. E si mette anche in posa da guerriero, fantastico! Era diventato un guerriero di Kublai Khan.
Allora gli altri l’hanno visto e sono andati tutti a vestirsi. In tre ore, 300, 400 soldati di Kublai Khan erano vestiti. In 300 sono saliti sui loro cavalli e sono spariti. Spariti! E per due giorni non si sono più visti.
Mi è preso anche un attacco, è finita. Poi, improvvisamente, sono tornati tutti, al terzo giorno, tutti. Erano tutti andati a farsi vedere a casa. Non avevano perso neanche un pelo della barba, avevano dormito così, secondo me.
Sergio Leone
Una volta ho fatto una seconda troupe con Sergio Leone e mentre eravamo nella Monument Valley mi disse: “Lo senti?”. E io: “Chi?”. “Ma come, non lo senti? John Ford, non lo senti?”.
Lui lo sentiva, io che non so fare il western non lo sentivo. Ma Sergio, per fare questi film, aveva un talento che pochi hanno, che assolutamente pochi hanno.
GIULIANO MONTALDO
FILMOGRAFIA
1962 Tiro al piccione
1964 Extraconiugale (ep. La moglie svedese)
Nudi per vivere (documentario)
1965 Una bella grinta
1967 Ad ogni costo
1969 Gott mit uns (Dio è con noi)
Gli intoccabili
1971 Sacco e Vanzetti
1973 Giordano Bruno
1976 L'Agnese va a morire
1978 Circuito chiuso (film tv)
1979 Il giocattolo
1982 Arlecchino (cortometraggio)
Marco Polo (miniserie tv)
1984 L'addio a Enrico Berlinguer (cortometraggio documentaristico)
1987 Il giorno prima
Gli occhiali d'oro
1989 Tempo di uccidere
1992 Ci sarà una volta (documentario)
1997 Le stagioni dell'aquila (documentario)
2008 I demoni di San Pietroburgo
2009 L'oro di Cuba (documentario)
2011 L'industriale
LA REGIA
Dirigere Giuliano Montaldo, o meglio seguirlo nella sua vita privata e pubblica per alcuni mesi chiedendogli di ricordare e di raccontare, è stato un onore, ma – soprattutto – un’enorme emozione.
Il privilegio è stato quello di seguire Montaldo tra le due città che più di altre hanno segnato la sua vita: Genova (dove camminare con lui per strada ti fa quasi sentire al fianco di una rockstar) e Roma dove il suo humour e la sua eleganza si fanno sempre notare.
Il lavoro con Montaldo è sempre stato entusiasmante e non abbiamo avuto dinanzi alcun ostacolo se si eccettua quello del primo incontro tra lui e Pivio & Aldo De Scalzi, i compositori anche loro genovesi della splendida colonna sonora del documentario. Quando hanno scoperto di essere lui genoano e loro sampdoriani, qualche attimo di bonario campanilismo ha “agitato” la produzione del film.
Quattro volte vent’anni (titolo che dobbiamo a Pierfrancesco Favino) ha un girato effettivo di oltre cinquanta ore e una prima versione che supera le due ore e mezza. Come protagonista c’è un ragazzo quattro volte ventenne con la capacità di rallegrare continuamente la troupe con battute ironiche e un sottile senso dell’umorismo, che ha creato i presupposti per allestire un ritratto a doppio binario: quello del racconto della vita di un cineasta e allo stesso tempo di gentiluomo elegante sempre carico di una cortese curiosità nei confronti del prossimo.
Qualità che non possiamo fare altro che ammirare e perfino un po’invidiare.
Marco Spagnoli






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