Dal disegno a matita all’illustrazione digitale

La sua storia inizia come quella di 9 fumettisti su 10: incollati alle matite sin dall'infanzia. Tuttavia, c'è stato un momento in cui Dani Blázquez faceva jogging e dribbling sull'illustrazione, come se cercasse di evitare uno scomodo compagno di viaggio che ti segue alla stazione di destinazione.

Nel 2009 decide di riprendere a disegnare e provare a farne la sua professione. Si reca a Oviedo per studiare Illustrazione e nel 2012 inizia a ricevere le prime commissioni. Le sue opere più iconiche sono quelle che approfondiscono l'immaginario della sua infanzia e adolescenza.

Di solito parte dai ricordi sotto forma di grafica degli anni Ottanta, pubblicità, poster e, in definitiva, tutto ciò che ha a che fare con l'89 e il 90: poster di film, musica, estetica, colori ...

Dani Blázquez cita come influenze una ventina di nomi che includono, tra gli altri, Martin Ansin, Gabz, Drew Struzan, Jano, Richard Amsel, Ken Taylor, Gómez Quibus, Tomer Hanuka o Mucha. Ma poi ci sono quelli che non cita, quelli che spuntano primaverili dai suoi piatti. Steven Spielberg, il cinema adolescenziale degli anni '80, l'ormai retro futurismo di Ridley Scott o James Cameron e altri successi di quei tempi gloriosi. Nella sua proposta tutto è colore, popcorn e Mirindas, un ricordo costante di tempi felici e spensierati.