Dario Antonio Bonetto

Mi definisco un appassionato di fotografia: la fotocamera mi permette di far emergere e concretizzare la mia creatività.
Prediligo il reportage e la fotografia paesaggistica, e nelle mie immagini cerco sempre di privilegiare l’aspetto artistico, andando ad inseguire l'attimo che definisco "unico e irripetibile”.
Nelle mie immagini cerco di esaltare la forma e la texture degli elementi naturali; amo le composizioni semplici, essenziali, dove la luce è la vera protagonista dell'immagine.
Per me, fotografare significa innanzitutto "catturare l'attimo che mi ha reso felice" e condividerlo con chi ha voglia di soffermarsi ad osservarlo.
Risiedo in Piemonte (Italy) vicino a Torino, in una zona fotograficamente poco interessante, ma, in particolari condizioni metereologiche (nebbia, brume e gelate mattutine), il paesaggio si trasforma, diventando magico ed evocativo. Bisogna solo muoversi all’alba, per cogliere l’“attimo fuggente”.
Mi sono avvicinato alla fotografia circa trent’anni fa, attratto dalla possibilità di fermare un momento vissuto, un paesaggio, un incontro, per sempre, e di guardarlo nuovamente in futuro.

I define myself as a photography enthusiast: the camera allows me to bring out and
concretize my creativity.
I prefer reportage and landscape photography, and in my images I always try to privilege
the artistic aspect, going to chase the moment that I define as "unique and unrepeatable".
In my images I try to enhance the shape and texture of natural elements; I love simple,
essential compositions, where light is the real protagonist of the image.
For me, photographing means first of all "capturing the moment that made me happy" and
sharing it with those who want to stop and observe it.
I live in Piedmont (Italy) near Turin, in a photographically uninteresting area, but, in
particular weather conditions (fog, mists and morning frosts), the landscape is transformed,
becoming magical and evocative. You just have to move at dawn, to seize the "fleeting
moment".
I approached photography about thirty years ago, attracted by the possibility of stopping a
lived moment, a landscape, an encounter, forever, and to look at it again in the future.