Trovo sempre difficile rispondere alla domanda “chi sei?”. Me lo chiedo con cadenza abbastanza regolare. Cerco sistemi collaudati per tracciarmi i confini, ma al momento sono un work in progress. Per ora ancora non ho una risposta precisa ma, in generale, posso dire di essere più persona di quanto non sia stata in passato, solo che non conosco bene i miei confini. Ogni tanto ho l’immagine di me che traccio con una matita il perimetro del mio corpo, come si fa sulla scena di un crimine o come a voler disegnare il contorno di un’aurea.
Per cercare di rispondermi, ogni tanto mi chiedo “cosa ti piace?”. Credo che questo possa essere un buon punto di partenza.
Mi piace il sole tiepido, mi piace camminare vicino al mare, mi piace ridere con le amiche, mi piace la provola, mi piace bere un bicchiere di vino rosso (anche più di uno), mi piace mio figlio, mi piace dormire sotto al piumino, mi piace il celo affollato di stelle nelle notti d’estate. Mi piacciono i giochi di parola, i motti di spirito, mi piace sorprendere. Mi piace avere storie interessanti da raccontare e modi interessanti di raccontarle.
Poi ci sono tante altre cose di me che non mi piacciono; per esempio tendo alla malinconia, all’ostentazione, non mi piace la prepotenza, da insicura cronica quale sono, non so gestire la caparbietà degli altri. Ogni tanto mi paragono ad una pianta di fico, un albero tipico dei luoghi in cui vivo che teme molto i climi freddi. Come lui non mi piacciono le temperature ostili. Non mi piace fare le cose da sola. Non mi piace il giudizio, non mi piace non sapere cosa dire, fare, baciare, lettera o testamento.
Forse per tutti questi ‘non’ ho iniziato a scrivere. Da piccola, con una macchina da scrivere Olivetti ereditata da mio nonno, sul letto con la luce del comodino.
Mi piacevano i gialli, ho sempre adorato Agatha Christie - potendo scegliere, mi sarebbe piaciuto essere lei - e infatti la prima cosa che ho provato a scrivere fuori dai banchi di scuola è stato proprio un giallo. Un esperimento che, confesso, non è andato molto avanti, ma il mistero, la suspance, l’intrigo mi hanno sempre affascinata.
Della scrittura mi piace la parola pensata, misurata. Tutto risulta giusto, al tempo giusto e al momento giusto.
Ho scelto di fare l’attrice poi, che è un altro modo per raccontare storie.
Per il resto ancora non so come guadagnarmi da vivere.
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