Antonio Ruggiero

Antonio Ruggiero

Destination photographer

Angri, Italy

Antonio Ruggiero

L'artista Antonio Ruggiero, in arte Ruan, si dedica sin da giovanissimo alla pittura, usando una tecnica incisiva, cupa, dalle forme distorte, ispirate all’espressionismo e alla musica che già suonava sin da quando era solo un ragazzino – il gothic metal.
Il passaggio dalla plasticità dei colori impressi su tela alla fotografia è quasi obbligato. Un tramonto sanguigno gli accende una passione che non ha più conosciuto freni, e che ha urlato attraverso immagini strazianti, a tratti irritanti e cariche di pathos.
Il suo primo vero progetto fotografico s’intitola Joker. E' un tributo all’anti-eroe per eccellenza, al più cattivo degli antagonisti di Batman ovvero a quella parte oscura che ognuno di noi si porta dentro.
Successivamente, si dedica a progetti con persone dello spettacolo e non, cercando di catturare l’anima nera di ciascuno, l’intimo più nascosto e gitano, per rivelarlo all’osservatore senza alcun filtro – Dama scalza è uno di questi.
Continua col progetto Forgive yourself – A bridal redemption, e scaraventa il sogno nuziale di ogni giovane donna in un baratro di pentimento e disillusione, fino ad arrivare a Echi di follia, in cui esplora le distorsioni mentali dell’uomo moderno negli spasmi isterici del fisico distorto come una marionetta priva di identità, senza un proprio posto nel mondo.
In Memories spersonalizza l’umano nella lotta contemporanea contro una tecnologia moderna fagocitante, e cede lo scettro al vuoto esistenziale che da essa ne deriva.
Dance and wings rappresenta un po’ un progetto satellite rispetto agli altri precedenti, e a quelli successivi. L'artista si muove letteralmente intorno ai corpi dei ballerini e li insegue con la camera in chiave futuristica, senza l’esigenza di congelarli anzi, trasportando l’osservatore nei passi della loro danza ermetica.
Totalmente agli antipodi è, poi, Wandering. Progetto che gli è valso la pubblicazione sulla rivista fotografica internazionale Inspades. Attraverso di esso, Ruan fa uso di una modella comune, la tipica ragazza della porta accanto, più vera di qualsiasi altro manichino d'agenzia, per congelarne l'isolamento e la bellissima disperazione in pose austere, rigide se non addirittura bloccate. E' l'idea di quella sterilità morale ed etica che conducono ognuno di noi fino al confine col disumano, fino a nascondere al mondo esterno un che di perverso che è, in ultima analisi, il riflesso di ciò che ci circonda: proprio ciò che l'artista ha sempre inseguito e continua a ricercare nei suoi progetti.

Con la mostra di stasera, intitolata Vacuum, Ruan presenta la summa della sua visione della realtà. In un tempo in cui siamo tutti uguali, il vacuum e la decadenza sono il nostro minimo comune multiplo. Amplificano la nostra desolazione, danno eco al mediocre piattume che ricerchiamo, che bramiamo.
Come pedine inconsapevolmente sterili del perverso gioco della globalizzazione, non ci ritroviamo se non nell'altro – plasticamente e chirurgicamente uguale a noi stessi. Ruan profetizza che sì, ci crediamo bei replicanti, ma siamo soli. Ci crediamo vincitori del gioco della vita, ma abbiamo perso. Tutti.
In questo concept fotografico viene 'sparato' dall'obiettivo dell'artista il vuoto esistenziale del nostro tempo che non dà tregua. Mai. E non c'è scampo per le coscienze sopite.
Ruan è un profeta, uno scopritore di tutte le sfumature del vivere umano, un creatore di vita dopo averne frantumato l’ipocrita crosta. E se ne compiace...

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Joined July 2021
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