Volevo il vestito da Fatina.
Volevo il vestito da Fatina.
de Noris Calì @noris1969
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Sono una bambina di otto anni, mi chiamo Noris. Dicono tutti che sono carina, mia mamma mi fa i boccoli, i miei capelli sono lunghi e castani così come i miei occhi.
Credevo che alla festa di Carnevale della scuola sarei stata bellissima e non carina come dicevano, se solo avessi indossato l'abito della fata turchina, ma non è andata proprio così.
Infatti, quel giorno mia madre fece indossare a mia sorella quel bellissimo abito turchese , che aveva il tulle azzurro, le stelline dorate ed il cappello a punta.
A me toccò un buffo vestito da dama dell'Ottocento che è stato odio a prima vista.
" Sei bellissima", ripeteva mia madre ma io mi vedevo brutta soprattutto quando mi fece indossare quella parrucca enorme, tutta bianca con uno stopposo chignon dove avrebbero potuto farci tranquillamente un nido gli uccellini che finiva con due boccoli che sembravano i cannelloni al ragù della Domenica.
E che dire del vestito! Tutto rosa , lucido, con i merletti bianchi ed una
mantellina anch'essa bianca di velluto e con un affare malefico sul fondo
di nome " cerchio" che lo rendeva ancora più largo.
Passare dalla porta di casa è stata un' ardua impresa, ci sono rimasta praticamente incastrata. Mi sarebbe piaciuto rimanere in quella posizione e non dover raggiungere la scuola.
Già mi prendevano in giro abitudinariamente per il mio carattere timido e timoroso, mi deridevano perché le mie guance diventavano rosse come due pomodori, quando venivo chiamata alla lavagna. Chissà quanto si sarebbero divertiti vedendomi conciata così. Tuttavia, mia madre tanto fece che alla fine riuscì a tirarmi fuori dalla porta ed io non sono riuscita a ribellarmi e a dirle che quel vestito non lo volevo indossare, perché non volevo spegnere tutto quel suo entusiasmo.
Quel giorno, lei sembrava addirittura felice… Non osavo spezzare quella magia, a costo di soffrire perché era bello per i miei occhi, vederla così. Proprio mentre stavo per entrare a scuola, mia madre fa, a suo dire, l'ultimo ritocco che mi mancava, ovvero un grosso neo sulla mia guancia. Ecco, adesso sembrava che avessi una mosca spiaccicata in faccia, pensai specchiandomi al finestrino di un'auto.
Sentivo tutti gli sguardi addosso, provavo dei brividi e non erano di freddo,
ero imbottita come si deve, sotto il vestito.
La festa di Carnevale si svolgeva nella mia classe e c'era anche la terza B e la C, insieme a noi di terza A. La maestra era anziana ma era più bianca la mia parrucca dei suoi capelli. C'era musica in sottofondo e ad un tratto i maschietti cominciarono ad invitare le femminucce a ballare un lento. A me non m'invitò nessuno, rimasi in un angolo a guardare Pulcinella che ballava con Arlecchino, un clown con una sposa, un poliziotto con una cameriera, erano rimasti senza una dama i più bruttini e occhialuti della mia classe ma se ne guardavano bene ad invitare me che poi ero l'unica vera dama di quella festa. Ma in fondo era meglio cosí, tanto come ho detto, erano brutti.
Arrivò il buffet e tutti si tuffarono come lupi affamati.
Sentivo l' odore di focaccia nell' aria misto al profumo della maestra, che quel giorno aveva un po' esagerato. Avevo lo stomaco chiuso come un pugno e non mangiai niente,ma nonostante ciò sentivo come se avessi un groppo in gola.
Guardavo continuamente l'orologio che sembrava fermo.
Non avrei mai immaginato che quella festa tanto attesa, l'avrei sprecata così, con tutto quel disagio addosso , senza un briciolo di divertimento, mentre gli altri se la spassavano, lanciando coriandoli e stelle filanti in aria e a lanciarmi occhiate per poi deridermi.
Parlavano ma si coprivano la bocca con le mani, chissà cosa confabulavano, odiavo loro e le loro risate.
Finalmente, dopo un tempo lunghissimo suonò la campanella e quell'incubo finì.
Il giorno seguente la scuola era chiusa ma Carnevale non era ancora terminato.
Io mi rifiutai categoricamente di indossare di nuovo quello scafandro ed ebbi un'idea geniale. Dall'armadio di mio padre recuperai una giacca nera, un papillon e delle bretelle improvvisando un travestimento da Charlie Chaplin, personaggio che adoravo, infatti guardavo sempre i suoi film che mi facevano sia ridere che piangere. Naturalmente non mi feci mancare baffi e bastone.
" Come ti sei conciata? `esclamò mia madre.
" Mamma é Carnevale", risposi e con un grande sorriso uscí di casa per farmi una passeggiata. Mia madre mi seguí ed io cominciai a imitare la camminata buffa con i piedi a papera di Charlie Chaplin, ma ahimé feci un bel capitombolo proprio su di una pozzanghera, la mia faccia diventò marrone ed i miei occhi lucidi. Mia madre mi strinse in un caldo abbraccio e mi fece una proposta, disse di tornare a casa a lavarci dal fango e che poi avrei potuto indossare l'abito della fata turchina. Mi disse anche che mia sorella aveva un brutto raffreddore e sarebbe rimasta a letto.
Che colpo di fortuna per me! Quel vestito tanto ambito sarebbe stato tutto mio! Non ci pensai due volte e dopo poco lo indossai, senza parrucche strane né brutti nei, ero semplicemente me stessa, con i miei capelli boccolosi, con la gioia dentro il cuore e la bacchetta magica tra le mie mani che a quanto pareva, era magica per davvero.
Da quel momento ho capito che i desideri si possono avverare, anche quando le cose intorno a noi non vanno bene e ci sembra tutto brutto e difficile. Non so cosa succede esattamente, credo che nei momenti bui si attivano dei superpoteri che non immaginiamo minimamente di avere, credetemi che tutto può cambiare.
Io da quel giorno l'ho scoperto, ed ho trovato i miei di super poteri, forse sono una vera fata, ed è per questo che volevo a tutti i costi quel vestito, forse l'ho fatto venire io il raffreddore a mia sorella per poterlo indossare? Chissà…
So per certo che sono diventata una bambina più coraggiosa e non m'importa più di quelli che ridono alle mie spalle, adesso tutto è magicamente più facile per me.

4 comentários
Obrigado, Noris, por compartilhar seu projeto. Eu sei quanta coragem é necessária para compartilhar sua escrita.
Adorei as imagens da sua história - os trajes diferentes, mas também os sentimentos estranhos. Acho que muitos leitores reconheceriam aqueles momentos desconfortáveis que enfrentamos em nossas próprias infâncias. Espero que continue a escrever mais e, em algumas semanas, volte a esta história e a leia novamente. Veja o que você acha? Você provavelmente ficará satisfeito com algumas partes e desejará alterar outras. É bom revisitar nossa escrita e ver como nos sentimos sobre isso quando nos distanciamos.
Quero parabenizá-lo por quanto esforço você fez no curso. Desejo-lhe boa sorte com a sua escrita! lisa x
Obrigada de coração Lisa, esse curso foi maravilhoso pra mim, me ensinou muito e me estimulou ainda mais a escrever.♥️
Muito legal!
@annacalfa muito obrigado.
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