Enrico Albisetti

La passione per il disegno e per l’arte l’ho ereditata da mio zio Giulio, architetto, aveva studiato a Roma con Marcello Piacentini in un tempo in cui il disegno architettonico era la vera base, negli anni 30 e 40 aveva collaborato con architetti del calibro di Da Neri, Albini, Rogers e tanti altri. Il mondo di mio zio era un mondo a misura del bello e del razionale. Mi appassionavo a sentire i suoi racconti e a vedere i suoi progetti, la cosa che mi affascinava era soprattutto il suo modo di presentare i progetti, le prospettive, spesso eseguite ad acquerello o a inchiostro, erano popolate da figure ritagliate da fotografie in bianco e nero. La sua casa era piena di memorie, i suoi modelli andavano da Mondrian a Le Corbusier, dalla Bauhaus a Wright, dall’arte giapponese all’architettura classica. Affascinato da questo mondo, dopo il liceo artistico, avevo deciso di frequentare architettura, entrato però a contatto con la realtà dell’università mi ero reso conto che fare l’architetto per molti non significa creare il bello, ma significa solamente tirare su dei muri, avevo paura che avrei rischiato di occuparmi più di cantieri che di composizione, io mi vedevo a fare un lavoro artigianale e d’invenzione e non un lavoro di relazioni e strette di mano. Così decisi di dedicarmi a quello che mi appassiona, comporre immagini che possano essere fruite da più persone possibili.
Ero e sono convinto che il lavoro del grafico sia quello di dare un senso, un ordine alle parole e alle immagini, di rendere chiaro a prima vista il significato delle cose, di rendere il mondo più chiaro, leggibile e bello.
Dopo aver preso la decisione di cambiare strada, parallelamente ad architettura ho studiato graphic design alla Scuola Politecnica di Design di Milano, qui ho potuto imparare da maestri come Romano Barboro, Heinz Weibl, Umberto Fenocchio e tanti altri.
Una volta diplomato mi sono dedicato quasi da subito a fare libri. Del lavoro sul libro mi piace tutto, mi piace creare gabbie, ricercare immagini, impaginare, illustrare, anche l’adrenalina della consegna. Mi piace entrare ogni volta in un mondo diverso (un mondo che spesso non mi appartiene), una delle cose che mi da maggior soddisfazione è la consistenza del risultato lavoro, il libro è un oggetto con un peso e una grandezza con cui posso misurare il mio impegno. Nel fare i progetti mi sento come un attore, imparo un testo, un mondo, una scienza e la recito chiuso in una stanza, da solo, per un pubblico che non si renderà neanche conto della mia presenza.

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A rejoint Domestika en mai 2022
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